The Roman Amphitheatre is the most impressive Roman monument in Sardinia, located in the southern slope of Buoncammino Hill. The
structure, built between the 1st and 2nd century AD, was
half carved in the rock and half built in local white limestone blocks, with a
façade exceeding 20 m. in height. It housed games and fights between gladiators
or between men and animals. It was also the seat of public death executions. It
could house up to 10,000 spectators, some one third of the town of “Caralis”.
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martedì 27 maggio 2014
Cagliari - The Roman Amphitheater
mercoledì 21 maggio 2014
Ingurtosu - Chiesa di Santa Barbara
La chiesa di Santa Barbara ad Ingurtosu si erge tra gli
alberi di un poggio che si trova poco prima dell’ingresso al paesetto. Al piazzale antistante alla chiesa si accede per mezzo di
una scala in granito. L'interno dell'edificio è diviso in tre alte navate affrescate, la cui volta
centrale è sostenuta da quattro colonne di granito. Questa chiesa fu inaugurata
il 21 maggio 1916 alla presenza delle massime autorità della società mineraria
e di tantissimi minatori. La costruzione della Chiesa fu voluta e in parte finanziata da Lord Brassey, il proprietario della miniera, il quale benché protestante volle rendere omaggio alla religione cattolica degli operai e contribuire a creare un ambiente per loro più vivibile. A ricordo di Lord Brassey, ai piedi della scalinata che conduce alla chiesa, nel maggio del 1922 per desiderio della moglie Idina, fu collocato un monumento costituito da un’elegante colonna in marmo su un piedistallo con quattro leoni che ricorda la colonna dedicata all’ammiraglio Nelson a Londra nella piazza di Trafalgar Square.
Suggestivo, dietro la chiesa, è pure il percorso
della Via Crucis, realizzato nel 1956 per volere degli abitanti e operai del luogo, che si snoda lungo un percorso di
montagna che arriva ad un complesso roccioso naturale sul quale sono state
erette le tre croci del Calvario. La croce in legno, che ora si trova dietro
all’altare della chiesa, era quella che si trovava prima all’aperto, alla fine
della Via Crucis e fu messa all’interno della chiesa dopo che un incendio
devastò l’edificio nel 1977, bruciando i paramenti e gli arredi sacri contenuti
nella “paratora” e la statua dell’Immacolata che si trovava proprio dietro l’altare.
martedì 20 maggio 2014
domenica 11 maggio 2014
IL TIMO
PIANTE MEDITERRANEE: Le proprietà del timo (in sardo:nebiredda)
Il timo può vantare un inaspettato contenuto vitaminico, sia in riferimento alla vitamina C che alle vitamine del gruppo B. Contiene inoltre timolo, linaiolo e sali minerali. Si tratta di una pianta officinale ed aromatica, che presenta al proprio interno un olio essenziale e sostanze benefiche grazie alle quali al timo vengono attribuite proprietà balsamiche, anticatarrali ed antisettiche.
Il timo è inoltre considerato un tonico ed uno stimolante dell'apparato digerente, dunque utile a favorire una buona digestione. E' inoltre ritenuto da parte della medicina alternativa come un vero e proprio antibiotico naturale. Esso è altresì considerato come un diuretico e risulta quindi utile in caso di ritenzione idrica ed al fine di favorire il buon funzionamento del sistema linfatico.
L'infuso di timo è indicato per gonfiori intestinali e cattiva digestione. L'infuso di timo freddo rappresenta inoltre un ottimo rimedio da utilizzare come ultimo risciacquo in caso di capelli deboli, per rinforzarli.
L'impiego del timo in cucina, come spezia da utilizzare per il condimento delle pietanze e per la preparazione di zuppe e di minestre, permette di proteggere il proprio organismo in maniera naturale dalle malattie da raffreddamento tipiche dell'inverno e può contribuire a stimolare il buon funzionamento del nostro sistema immunitario.
In cucina l'aggiunta di timo durante la cottura o come condimento per i legumi può contribuire afacilitare la digestione degli stessi ed a permettere che non compaiano problemi di gonfiore intestinale. Un vasetto di timo collocato sul davanzale, sul balcone o in cucina permette di allontanare naturalmente gli insetti.
venerdì 9 maggio 2014
Inside Sardinia: pani 'e sapa
Inside Sardinia: pani 'e sapa: La “sapa” è anche chiamata “mosto cotto”. E’ un prodotto tipico della Sardegna, ma anche delle Marche, dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo...
giovedì 8 maggio 2014
pani 'e sapa
La “sapa” è anche chiamata “mosto cotto”. E’ un prodotto
tipico della Sardegna, ma anche delle Marche, dell’Emilia Romagna e
dell’Abruzzo. Tra le diverse regioni non ci sono differenze significative, in linea di massima, si tratta di mosto
appena pigiato, fatto bollire per diverse ore con bucce d’arancia secche e mele
cotogne, fino alla riduzione di circa un quinto del volume iniziale. La “sapa”
veniva usata spesso nella cucina delle tavole contadine. Si usava per impastare
dolci e pane, per insaporire formaggi e per creare bevande con l’aggiunta di
acqua o neve fresca. Il dolce “Su pani ‘e sapa” viene preparato soprattutto in occasione
delle festività. La preparazione era una sorta di rito colletivo in cui le
donne preparavano i diversi ingredienti della “sapa” e l’impasto con cui
mischiarla. Si lasciava riposare l’impasto per tutta la notte e il giorno dopo
si preparava il dolce. In Sardegna, poi, esiste anche la “sapa” di fico
d’India, ottenuta dalla cottura del succo di questi frutti. La “sapa” di fico
d’India sostituisce la “sapa” di mosto d’uva. In questo modo, molte famiglie
povere, non possedendo vigne e quindi mosto, potevano comunque preparare i
dolci tradizionali che si basano su questo ingrediente. Gli ingredienti che occorrono
sono: fichi d’india freschi (4kg.), buccia d’arancia, finocchio selvatico
fresco. Si prepara a settembre, cioè quando i fichi d’india raggiungono la loro
piena maturazione. Vanno sbucciati e spremuti schiacciandoli con una forchetta.
Li si mette in una pentola con mezzo bicchiere d’acqua a cuocere a fuoco lento
per 30 minuti sino a sciogliere la polpa. Si filtra il contenuto con un passino
per pomodori usando il disco a fori piccoli. Si rimette il contenuto sul fuoco,
aggiungendo la scorza d’arancia e il finocchietto selvatico e si fa bollire il
tutto a fuoco lento per qualche ora sino
ad avere un succo denso. Raggiunta
la densità ideale si spegne il fuoco e si lascia a raffreddare. Viene quindi
conservata in barattoli di vetro chiusi da tappi sigillanti. Questi vasetti si
consiglia di tenerli lontani da fonti di calore. La durata della “sapa” varia
dai 3 ai 5 anni.
martedì 6 maggio 2014
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