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domenica 2 marzo 2014

Nostra Signora di Bonu Ighinu

Nostra signora di Bonu Ighinu
Lo stato di abbandono in cui da tempo versa il complesso di Bonu Ighinu ha ormai trasformato in ruderi parte delle "cumbessias" che ospitavano i pellegrini durante il cosiddetto novenario. Oggi però dopo un attento restauro vengono riutilizzate, come punto di ristoro, durante la festa in onore della Santa. (la leggenda narra che sia una delle 7 sorelle della Madonna di Bonaria)
La chiesa campestre potrebbe aver rivestito anche il ruolo di parrocchiale di un villaggio medioevale poi abbandonato. Dedicata all'Addolorata, deve le sue forme agli interventi di ristrutturazione e ampliamento datati 1797. 

Cumbessias
La facciata sembra ispirarsi alle complesse macchine d'altare lignee del XVII e XVIII secolo. Risulta partita da ordini di colonne sovrapposte, riccamente decorate, ed è divisa in tre fasce orizzontali da cornici aggettanti. La successione delle colonne è conclusa nell'ordine superiore da pilastrini dotati di piccole guglie penetranti nell'atmosfera, come grandi aste processionali. Il portale e la finestra della fascia mediana, entrambi centinati, sono circondati da una ricca decorazione nastriforme poco rilevata. Le colonne, i pilastri e le forti cornici orizzontali costituiscono di certo un motivo di più evidente e vitale consistenza plastica, ma l'insieme non perde il suo carattere cromatico-planare; e così l'intera facciata si offre come una grande e ben composta pagina grafica, luminosa per il chiaro materiale che la costituisce, vibrante per il leggero ed elegante intaglio che la impreziosisce. 
La cornice terminale scende, dal suo apice centrale con la croce, a piccole falde come l'orlo di un baldacchino, ripetendo a modo suo il motivo frastagliato della chiesa del Carmine di Bosa. Lo schema della chiesa bosana venne infatti ripreso, in combinazioni a sé stanti, e interpretato da maestranze educate diversamente, non solo qui a Mara ma anche nella chiesa della Madonna della Salute di Pozzomaggiore e in quella di Santa Maria di Usini per non citare che gli esempi più interessanti. 



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