Il Monte
Sirai è un sito archeologico nei pressi di Carbonia, nella Sardegna
sud occidentale. E’ un’ altura edificata dai Fenici di Tiro e il cui
significato è "roccia" o "scoglio".
La storia degli studi
di Monte Sirai ha una data ben precisa: l’autunno del 1962, quando viene
ritrovata una figura femminile scolpita su una stele del tofet. In seguito ad
ulteriori sopralluoghi, nell’agosto 1963 si iniziano gli scavi archeologici.
L’insediamento del Monte Sirai è composto da tre settori
principali: l’abitato, che occupa la parte meridionale della collina; il tofet,
che occupa la parte settentrionale, era il luogo sacro dove erano sepolti i
corpi dei bambini nati morti o defunti in tenera età; le due necropoli collocate nella valle che separa l’abitato
dal tofet.
Data la posizione eccellente all'interno del territorio, il sito è stato meta d’insediamento fin dall’età neolitica. Infatti, si
trova in una regione ricca di risorse minerarie e a diretto contatto con
numerosi insediamenti nuragici e con il medio campidano.
L’abitato si struttura intorno al
cosiddetto mastio, luogo sacro oggetto di diverse ristrutturazioni nel corso del tempo, che aveva forse anche funzione difensiva. Questo nucleo risente della conquista cartaginese nel VI
sec. a.c., con lo stanziamento di una dozzina di famiglie di origine
nord-africana, deducibile dalla presenza di altrettante sepolture di tipo
punico a ipogeo. La cinta muraria viene rafforzata intorno al 370 a.c., periodo
in cui s’impianta il primo tofet locale.
Un successivo restauro delle fortificazioni e del mastio si ha all'indomani della prima guerra punica ( 264-241 a.c.), quando sotto il dominio romano
vennero smantellate tutte le strutture militari principali. Intorno al 110
a.c., il sito viene
inspiegabilmente abbandonato, anche se ulteriori frequentazioni sono
testimoniate da alcune monete costantiniane trovate nel sacello (una sorta di cappella)
del tofet.
L’unica opera pubblica conosciuta è il Mastio, fondamentale per il suo
utilizzo continuativo dalla fondazione della città fino all'abbandono. Sono state individuate quattro fasi, di cui le prime due, quelle
fenicia (VI sec a.c.) e punica (V sec. a.c.) mostrano una preponderanza della
funzione militare. In seguito, in età sardo-punica (III sec. a.c.) l’edificio
viene adattato a tempio. Questa funzione religiosa viene affiancata a quella
militare, sotto il dominio romano (II-I sec. a.c.). Sull’acropoli, tra le abitazioni, sono
state studiate approfonditamente: la “casa Fantar” (dal nome del suo
scavatore), priva di finestre e con un ingresso a corridoio; “la casa del
lucernario di Talco”, così definita per il ritrovamento di una lastra di talco che fungeva da lucernario, questa
abitazione era costituita da quattro vani.
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