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lunedì 3 novembre 2014

Launeddas




Le “launeddas” sono uno strumento musicale a fiato policalamo, cioè costruito con diverse canne, ad ancia battente semplice, cioè con una linguetta mobile la cui vibrazione fa suonare lo strumento. 

È  di origini antichissime ed è in grado di produrre delle polifonie. Viene suonato con la tecnica della respirazione circolare, o fiato continuo, cioè senza interrompere il flusso d’aria immesso nello stesso.

Lo strumento è formato da tre canne, di diverse misure e spessore, con in cima la “cabitzina” dove è ricavata l'ancia.

_ La prima canna, il basso, “basciu” o “su tumbu”, è la canna più lunga e fornisce una sola nota, quella tonica su cui è intonato l’intero strumento ed è privo di fori.

_ La seconda canna, “mancosa manna”,  ha la funzione di produrre le note dell’accompagnamento e viene legata con spago impeciato al basso.

_ La terza canna, “mancosedda”, è libera, ed ha la funzione di produrre le note della melodia

Sulla “mancosa” e sulla “mancosedda” vengono intagliati a distanze prestabilite quattro fori rettangolari per la diteggiatura delle note musicali. Un quinto foro, “arreffinu” è praticato nella parte terminale delle canne, opposto all'ancia.
L’accordatura viene effettuata appesantendo o alleggerendo le ance con l'ausilio di cera d'api.
Per la costruzione delle Launeddas si usa la canna fiume, “ arundo donax”, la canna comune, o la “ arundo pliniana turra”,  chiamata “canna 'e Seddori “, un tipo particolare di canna che cresce principalmente nel territorio della Marmilla compreso fra Samatzai, Sanluri e Barumini.  La canna comune viene utilizzata per la costruzione de “su tumbu” e delle ance, mentre "sa canna 'e Seddori" viene utilizzata per la costruzione della “mancosa” e della “mancosedda”. Rispetto alla canna comune, “sa canna 'e Seddori”  presenta una distanza internodale molto maggiore, che può arrivare a diverse decine di centimetri, ed uno spessore notevole, che la rende più robusta e conferisce allo strumento un timbro particolare.


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