Le “launeddas” sono uno strumento musicale a fiato policalamo, cioè costruito con
diverse canne, ad ancia battente
semplice, cioè con una linguetta mobile la cui vibrazione fa suonare lo
strumento.
È di origini antichissime ed
è in grado di produrre delle polifonie. Viene suonato con la tecnica della
respirazione circolare, o fiato continuo, cioè senza interrompere il flusso d’aria
immesso nello stesso.
Lo strumento è formato da tre canne, di diverse misure
e spessore, con in cima la “cabitzina” dove è ricavata
l'ancia.
_ La prima
canna, il basso, “basciu” o “su
tumbu”, è la canna più lunga e fornisce una sola nota, quella tonica su cui è
intonato l’intero strumento ed è privo di fori.
_ La seconda
canna, “mancosa manna”, ha la
funzione di produrre le note dell’accompagnamento e viene legata con spago
impeciato al basso.
_ La terza
canna, “mancosedda”, è libera, ed ha la funzione di produrre le note
della melodia
Sulla “mancosa” e
sulla “mancosedda” vengono
intagliati a distanze prestabilite quattro fori rettangolari per la diteggiatura
delle note musicali. Un quinto foro, “arreffinu” è praticato nella parte
terminale delle canne, opposto all'ancia.
L’accordatura viene
effettuata appesantendo o alleggerendo le ance con l'ausilio di cera d'api.
Per la
costruzione delle Launeddas si usa la canna fiume, “ arundo donax”, la canna
comune, o la “ arundo pliniana turra”, chiamata “canna 'e Seddori “, un
tipo particolare di canna che cresce principalmente nel territorio della Marmilla
compreso fra Samatzai, Sanluri e Barumini. La canna comune viene utilizzata per
la costruzione de “su
tumbu” e
delle ance, mentre "sa canna 'e Seddori" viene utilizzata per la costruzione della “mancosa” e
della “mancosedda”. Rispetto alla canna comune, “sa canna 'e Seddori” presenta
una distanza internodale molto maggiore, che può arrivare a diverse decine di
centimetri, ed uno spessore notevole, che la rende più robusta e conferisce
allo strumento un timbro particolare.
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