La tomba di giganti Sa Dom 'e S'Orcu è uno dei monumenti nuragici meglio conservati. Edificata su una leggero rialzo del terreno, è del tipo con fronte ad esedra a filari. Il corpo tombale, absidato, disposto lungo l'asse SE-NO, è lungo m 15,20. L'opera muraria è costituita da blocchi di basalto di medie dimensioni ben lavorati e disposti a filari regolari. In alcuni punti della muratura si osserva l'uso di zeppe di allettamento. L'esedra, in discreto stato di conservazione fino agli anni '40 del Novecento, si mostra oggi parzialmente restaurata da un intervento di ripristino curato dalla Soprintendenza Archeologia di Cagliari, resosi necessario a causa del rovinoso crollo di alcuni blocchi del prospetto. La particolarità di questa esedra (m 18,00 di ampiezza), dall'andamento curvilineo e marginata in origine da un bancone sedile di cui residuano poche tracce, deriva dal fatto che i blocchi che compongono i tre filari di base presentano dimensioni inferiori rispetto a quelli che costituiscono i filari superiori. Una leggera risega, presente nella parte superiore del blocco centrale del quinto filare, fa supporre che il blocco mancante del sesto filare potesse essere centinato. L'ingresso al monumento (m 1,00 di larghezza), orientato a SE, si apre al centro dell'esedra ed è sormontato da robusto architrave segnato al centro da una profonda fenditura. Subito dopo l'ingresso è presente, sulla sinistra, un nicchione sopraelevato che misura m 1,50 x 0,80 x 1,10 di altezza. L'opera muraria della camera funeraria, di pianta rettangolare (m 10,00 x 1,25 di larghezza) e sezione ad ogiva tronca (m 2,50 di altezza), è costituita da blocchi parallelepipedi di dimensioni inferiori nei filari di base - rinzeppati per regolarizzare i piani d'appoggio - aggettanti e disposti a filari regolari. La parete di testata è data da un'unica lastra infissa a coltello.
Lo scavo stratigrafico ha posto in evidenza un letto di piccoli ciottoli, sul quale giacevano i resti frammentari dei corredi funerari costituiti prevalentemente da reperti ceramici attribuibili al Bronzo Medio (XVI secolo a.C.). L'asportazione dell'acciottolato ha posto in evidenza uno strato di terra e piccole pietre dello spessore di 20 centimetri. Questo strato livellava la piattaforma di lastre che funge da base d'appoggio alla tomba. Al di sopra di tale lastricato è stato possibile documentare tracce di carboni. Si è ipotizzato che, sulla base di quanto riscontrato nello scavo di analoghi monumenti, la camera funeraria potesse contenere fino a trecento deposizioni, accumulate progressivamente nei tempi successivi alla sua costruzione. Purtroppo, non è stato rinvenuto alcun frammento osseo. Benché la pratica della sepoltura collettiva sembra sia venuta meno all'inizio del I millennio a.C., la tomba Dom'e S'Orcu, venne utilizzata – così come testimoniano un frammento di ciotola con una scritta in caratteri neopunici ed i resti di ceramiche fini da mense di epoca repubblicana e romana, anche durante la dominazione cartaginese e romana. Il rinvenimento di monete sabaude del XVIII secolo fanno supporre che a partire da quella data la sepoltura sia stata inclusa in un recinto di ricovero degli ovini che pascolavano sull'altopiano.
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